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PESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l’Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danza

PESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l’Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danza

 

PESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l'Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danzaPESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l'Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danza PESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l'Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danza PESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l'Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danzaPESARO / Il coreografo Fabrizio Monteverde presenta l'Otello che aprirà al teatro Rossini il cartellone della danza di PAOLO MONTANARI

PESARO – Il cartellone dedicato alla danza al teatro Rossini di Pesaro, non poteva iniziare nel migliore dei modi, che con uno spettacolo già collaudato, l’Otello dal dramma di Shakespeare, che sarà messo in scena dal Balletto di Roma, venerdì 21 ottobre alle ore 21,00.

Abbiamo intervistato Fabrizio Monteverde, uno dei più importanti coreografi sulla scena internazionale, che ci parlerà di questa opera e del suo concetto di arte.

Maestro, so che lei non ama, molto essere chiamato in questo modo, ma per me è una forma di rispetto, chi è nella vita Fabrizio Monteverde?

“E’ sempre difficile definire se stessi e il proprio lavoro. Mi definisco un camaleonte, nel senso che mi lascio condizionare dal tema che sto affrontando e dalla musica. Quando mi chiedono se sono un coreografo contemporaneo, rispondo di no; mi sento un neoclassico, uno Stravinskji della danza, perché ho sempre preferito le belle linee e i bravi danzatori”.

Ma lei, Monteverde ha esordito come attore e quindi avrà una concezione diversa di teatro rispetto ad altri suoi colleghi coreografi?

“Certamente, per me il teatro è vita; io non riesco a separarlo dalla vita. Nel teatro trovo la sintesi di tutte le esperienze antropologiche.”

Ma come nasce la sua creatività?

“Da attore non parto mai dall’ispirazione musicale, ma da una storia o una idea. E qui già vi è una mia vicinanza anche allo scrittore-autore o sceneggiatore cinematografico. Ma mi rendo che non tutte le storie si possono trasformare in danza. In me oltre al teatro vi sono altre due fonti ispiratrici: la letteratura e il cinema.”

Fabrizio Monteverde, qual’è il suo processo mentale per la creatività di una danza?

” Vi è un processo mentale ben preciso per la realizzazione delle mie coreografie: parto da un canovaccio che si rifà ad un testo narrativo. Se vi è una immedesimazione con il testo riesco ad arrivare alla mia creatività di una nuova coreografia. Io voglio trasmettere la mia visione, perché sono un visionario che può non raccontare la verità assoluta”.

Con quale criteri cerca i suoi danzatori?

“Occorre che vi sia una simbiosi nella sensibilità fra me e loro. In Otello, ad esempio, guardando José Perez e Roberta De Simone, ho trovato questa intelligenza e chiara intelligenza. Questo aspetto amalgamato con la musica neoclassica e folcloristica di Antonin Dvorak, crea un pathos, che spero colpisca anche gli spettatori pesaresi”.

Ci parli appunto di Otello, che aprirà il cartellone della danza al Rossini.

“La mia chiave di lettura della tragedia shakesperiana è un film, QUERELLE DE BREST  di Fassbinder, che ha dato il look allo spettacolo: il senso della morte domina fin dall’inizio della coreografia, ma in fondo in questo allestimento io racconto proprio Shakespeare, ampliando il rapporto tra uomo e donna. Ho voluto evidenziare che vi è in me una volontà di rendere la follia e il masochismo dell’amore, un tema di grande attualità, di cui abbonda la cronaca nera ogni giorno”.

Dunque il Bene e il Male si trasformano in questa sfida fra Uomo e Donna. Una sorta di dualismo, che degenera il concetto di amore puro?

” Si vi è una ambiguità tra il bene e il male, con confini sfumati. Se in Shakespeare, il dramma si consuma velocemente con una forma di compiacimento che rasenta la perversione, nella mia coregrafia il processo è più lento, ed è rappresentato dalla gestualità dei corpi, che esprimono la multiforme valenza della gelosia: che può nascere dalla sete di potere oltre al volere desiderare qualcuno”.

Ci parli dei caratteri dei tre personaggi principali di Otello.

” Sono stati d’animo. perché la danza non si esprime con la parola, come il cinema, può trasmettere l’aroma delle cose: le spigolosità spezzate di Jago, la morbidezza sensuale di Desdemona e l’animalità accecata di Otello”.

(Le foto sono di MARTA FOSSA)

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