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Le riforme istituzionali all’esame del Pd

Le riforme istituzionali all’esame del Pd. Bressa: “Serve più politica e meno diritto”. Comi: “Le Marche devono guidare e non subire il cambiamento”

Le riforme istituzionali all’esame del PdANCONA – Regioni, Province, Comuni. La Direzione regionale del Partito Democratico delle Marche, riunita ieri ad Ancona, ha affrontato il disegno riformatore delle istituzioni a tutti i livelli. Una riunione straordinaria, resa tale dalla partecipazione del sottosegretario agli Affari Regionali e alle Autonomie, Gianclaudio Bressa, affiancato dal segretario regionale del partito, Francesco Comi, dal Presidente della Regione, Luca Ceriscioli, dal vice segretario del partito, Gianluca Fioretti e dal Presidente del PD Marche, Stefano Stracci. Direzione che, al termine della seduta, ha approvato all’unanimità la relazione presentata dal segretario. “L’architettura istituzionale ha bisogno si essere aggiornata – ha esordito il segretario Comi –. Troppi livelli decisionali inefficaci, costosi, burocratizzati. Il governo è impegnato in un’opera coraggiosa di modernizzazione del sistema Paese. Non basta superare il bicameralismo perfetto, eliminare le Province trasformandole in enti di area vasta gestite dai sindaci, occorre anche accorpare le Regioni e riorganizzare i Comuni. Noi non abbiamo paura del cambiamento, non intendiamo chiuderci in posizioni conservative, non intendiamo farci sedurre da tentazioni qualunquiste. Al contrario vogliamo essere protagonisti di questa trasformazione costruendo, con il governo regionale ed i territori, proposte capaci di migliorare i servizi“.

L’accorpamento delle Regioni – ha detto Comi – anche se non imminente, è un processo ineludibile, un percorso necessario per rendere più veloci, efficienti e moderne le nostre istituzioni. Un percorso che dobbiamo condividere, guidare e non subire. Guai però ad inventarsi ogni giorno nuovi confini senza una valutazione oggettiva, scientifica, storica del numero della popolazione residente, del costo pro capite dei servizi, del livello e della qualità delle vie di comunicazione, della conformazione geografica, dell’omogeneità servizi esistenti, dell’economia locale. Meno protagonismo e più meditazione e studio. Dentro questo percorso le Marche dialogano con i vicini: Toscana, Umbria, Emilia, Lazio, Abruzzo, Molise. È giusto, quindi, che il presidente della Regione costruisca relazioni con tutti i territori, con un approccio ‘laico’ a questo tema.

Le riforme istituzionali all’esame del PdSul riordino delle Province – ha aggiunto il segretario regionale – la Regione Marche è stata tra le prime a recepire la normativa nazionale ed entro marzo tale processo sarà concluso. L’impegno del PD è quello di non lasciare nessuno indietro, di tutelare tutti i circa 1000 dipendenti delle province (dei 2200 totali) che saranno trasferiti alla regione. Le Marche non possono permettersi alcun esubero ovvero nessun lavoratore andrà iscritto nelle liste di mobilità. Il governo regionale si deve impegnare perché tutte le categorie abbiano certezza sul loro futuro“. Proprio in questo senso, si è svolto, sempre ieri, in serata, un incontro con le RSU delle Province e i sindacati provinciali e regionali, promosso dallo stesso segretario Comi, per un confronto condiviso sull’iter di riordino delle province, alla presenza del sottosegretario Bressa.

Altro pilastro del percorso di riforma delle istituzioni è quello dell’accorpamento dei Comuni. “Non abbiamo inventato nulla – ha precisato Comi –, anzi, siamo assolutamente in ritardo, visto che già la legge 192/90 introduceva la gestione associata dei servizi comunali; un disegno lungimirante rimasto in gran parte inattuato. Compito nostro, insieme al governo nazionale, è appoggiare questo percorso di aggregazione, assumendo la dimensione ottimale degli attuali ambiti sociali marchigiani come il bacino di riferimento per iniziare ad aggregare i servizi comunali. Rispettare le identità locali trascurando la loro incapacità di offrire servizi ai propri cittadini significa negare loro il futuro“.

Le riforme istituzionali all’esame del PdLe Regioni sono nate per elevare la qualità della democrazia nel nostro Paese – ha voluto ricordare il Sottosegretario Gianclaudio Bressa –, rompendo l’uniformità legislativa e rendendosi attrici di politiche pubbliche in confronto con lo Stato e tra loro. Autonomia significa diversità, le regioni rappresentano interessi territoriali diversi, da tutelare con gli strumenti delle politiche pubbliche. Dal 2001 ad oggi – ha, quindi, sottolineato Bressa – c’è stata una paralisi di iniziativa politica: nessuna regione ha avanzato proposte su come esercitare la propria autonomia, possibilità prevista dalla Costituzione. Provate ad esercitarvi su cosa può significare per le Marche chiedere maggiore autonomia. La nostra Costituzione prevede già la possibilità per le regioni di intraprendere relazioni con altre regioni; per ampliare questa possibilità non c’è bisogno di un referendum, potete farlo già adesso, ad esempio per la sanità con l’Umbria, per l’ambiente con l’Abruzzo, ecc.. Poi, certo, ci sarà anche il problema del ridimensionamento, ma questo deve essere il passaggio conclusivo, non può essere il cappello. Io sono per la competizione dei territori, ma questo presuppone più iniziativa politica e meno diritto, la politica deve influenzare le scelte legislative. È così che può esserci autonomia, libertà, democrazia”.

Poi una riflessione sulla riforma del Senato: “Siamo alla vigilia di una fondamentale riforma costituzionale, che io avrei scritto in maniera diversa. Avrei preferito un Senato non con i sindaci, ma con una rappresentanza più territoriale. Ma va benissimo anche così, perché si tratta comunque di un passaggio epocale, che rompe con il bicameralismo perfetto. Decisivo sarà chi farà il primo presidente del nuovo Senato, che potrà indirizzare l’attività legislativa dei prossimi venti anni”.

Conciso e risoluto l’intervento del Presidente della Regione, Luca Ceriscioli. “Dobbiamo stare dentro questo processo riformatore da protagonisti – ha detto il Presidente –, dobbiamo essere lettori del cambiamento, anticiparne la visione. Il nostro compito è di ridare forza al sistema Paese, farlo funzionare meglio, dare risposte sul territorio ai cittadini, ridando credibilità e forza alle istituzioni, alla politica e al sistema Paese tutto. Esistono già dei percorsi tracciati, ma se andiamo a guardarne i risultati, questi sono modesti.

Le riforme istituzionali all’esame del PdLe Municipalità – è entrato, poi, nel merito Ceriscioli – devono stare dentro questa riforma mantenendo la propria identità, che risponde alla storia millenaria che le ha generate, rendendo però l’amministrazione più efficiente e moderna. Per quanto riguarda il percorso di riordino delle Province, che è costellato da tante resistenze, dobbiamo concentrarci sul rapporto tra le cose che dobbiamo fare e le risorse a disposizione. Sulle Regioni, la proposta Morassut è un’invenzione senza costrutto. Rispetto all’idea della riduzione del numero delle Regioni, è necessario un forte dialogo con le altre regioni, costruire relazioni utili già oggi, elaborare delle strategie comuni per lo sviluppo economico, le infrastrutture, la sanità, ecc. tutti fronti che già oggi possono aprire dei canali di dialogo, costruendo una riforma dal basso e arrivando alla fase successiva, del ridisegno dei confini, avendo già maturato una sinergia concreta”.

Presenti in sala gran parte degli esponenti del Partito Democratico delle Marche, dai parlamentari ai consiglieri regionali, dagli amministratori ai dirigenti del partito.

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